La diagnosi dell’Anemia Perniciosa

di | 7 Ottobre 2017

L’anemia perniciosa è una particolare forma di anemia dovuta alla carenza di vitamina B12, che si caratterizza per l’insorgenza molto lenta e con sintomi che sono leggeri inizialmente, poi sempre più gravi.

Quando iniziano ad insorgere i sintomi di solito si va dal medico, che basandosi sui sintomi dell’anemia perniciosa cerca di arrivare alla diagnosi dell’anemia perniciosa. Ma come si fa la diagnosi? Quali esami servono e, soprattutto, è definitiva?

La diagnosi dell’anemia perniciosa

la diagnosi della anemia perniciosa

La prima diagnosi viene effettuata dal medico, sulla base dei sintomi. Il medico, con l’osservazione delle mucose, riesce già a valutare la presenza di anemia (solo anemia, non di anemia perniciosa), quindi farà eseguire esami specifici al paziente, così da verificare che effettivamente c’è anemia e da che cosa dipenda.

Nell’anemia perniciosa, la cosa più importante da capire è se la vitamina B12 è presente o non è presente nell’organismo, che poi è l’informazione che discrimina l’anemia perniciosa dalle anemie di altro tipio.

Per valutare la presenza della vitamina nel sangue sono sufficienti delle classiche analisi del sangue, in cui però si va a ricercare proprio la presenza della vitamina B12 (nelle comuni analisi “di controllo” si cercano altre sostanze, non la vitamina B12). Se la vitamina è presente, non si tratta di anemia perniciosa, mentre in caso contrario la situazione viene approfondita.

Le analisi di base dell’anemia perniciosa devono restituire almeno tre valori alterati:

  • Il valore della vitamina B12 (cobalamina, nelle analisi) nel sangue deve essere molto più basso rispetto al normale;
  • Il valore dell’emoglobina (Hb, nelle analisi) deve essere molto più basso rispetto a quello normale (almeno minore di 12 g/dl);
  • Il valore del volume cellulare medio (MCV, nelle analisi) deve essere più alto rispetto a quello medio, indice che i globuli rossi sono più grandi del normale. Si riscontra anche un valore di reticolociti minore rispetto al normale.

Quando sono presenti tutti e tre questi fattori, che si valutano in poco tempo grazie alle analisi, si procede con l’esclusione delle patologie simili, quindi quando il medico si è assicurato che il problema dipende proprio dall’assenza di vitamina B12, la diagnosi di anemia perniciosa è praticamente fatta.

che cosa e anemia perniciosa

A questo punto si cerca quindi di capire se il problema è dovuto alla scarsa assunzione della vitamina B12 (alimentazione errata) oppure al malassorbimento, e solo dopo si cercherà di capire se c’è una soluzione per correggerlo o se l’unico modo per evitare i sintomi è quello di somministrare vitamina B12 in modo continuativo per tutta la vita.

Per stabilire l’assorbimento si utilizza il Test di Shilling, che funziona in questo modo: si somministra della vitamina B12 radioattiva, in bassissime dosi, e si misura quanta di quella vitamina è arrivata nel sangue. Se non ce n’è perché è tutta nelle feci significa che ci sono problemi di assorbimento della vitamina.

Se, invece, ne è arrivata una parte, bisogna capire quanta ce n’è in relazione alla dose che è stata ingerita: se solo il 20% della vitamina ingerita dal paziente è arrivata nel sangue, significa che un po’ di assorbimento c’è, ma evidentemente qualcosa lo ostacola.

Di solito, in questo caso il problema è gastrico, e allora si fanno esami specifici sullo stomaco (esami sugli anticorpi per l’anemia perniciosa) per capire da che cosa dipenda il problema; se il paziente ha già avuto problemi allo stomaco, probabilmente la causa sarà quella.

In ogni caso, una volta dimostrata sia la bassa presenza di vitamina B12 nel sangue che il problema di assorbimento, la diagnosi di anemia perniciosa è certa, e si procede pertanto con la terapia.