Microcitemia: cos’è, le cause, i sintomi e le cure possibili

di | 4 Dicembre 2016

La microcitemia è una situazione tra le più comuni che si possono riscontrare leggendo le risposte alle analisi del sangue. Naturalmente, il fatto che sia comune non significa che non possa essere grave: si tratta infatti di un sintomo, esattamente come altri a cui siamo più abituati perché meglio visibili (la diarrea, ad esempio) che può essere semplicemente un problema transitorio oppure un indice di situazione grave. Consultare il medico è sempre fondamentale per scoprire la causa di questa situazione, e intraprendere la terapia più corretta: questo perché la microcitemia può portare addirittura alla morte, se troppo prolungata.

Microcitemia: che cos’è e quando si riscontra

Iniziamo cercando di capire che cos’è la microcitemia.

Nel sangue, tutti abbiamo un certo numero di globuli rossi, che in ogni momento della nostra vita trasportano l’ossigeno ai tessuti e ci permettono di vivere. Ognuno di noi ha un numero “normale” di globuli rossi, e se questo numero scende o sale si parla di anemia ed iperemia. Ma quando si fanno le analisi del sangue non si conta solamente il numero dei globuli rossi, ma anche la loro dimensione, o meglio il loro volume. Il range normale di volume di un globulo rosso è di 80-100 fL (femtolitri, 1/1000000000000000 di litro, per capire quanto il valore possa essere piccolo), ma non è raro che i globuli rossi possano essere troppo piccoli o troppo grandi. Quando sono troppo grandi si parla di macrocitemia, mentre se sono piccoli si parla di microcitemia (da micro, piccolo, cit-, cellule, -emia, sangue, ovvero “piccole cellule nel sangue”).

La microcitemia può essere associata anche all’anemia, e allora si parla di anemia microcitica, che è un termine che indica sia il fatto che i globuli rossi sono piccoli, sia il fatto che sono numericamente inferiori al normale.

Il riscontro di solito è una cosa casuale, che si scopre nel momento in cui, magari in conseguenza a particolari sintomi che vediamo più avanti, si va dal medico e si fanno delle analisi del sangue. La voce che bisogna cercare nelle risposte è MCV, il Volume Cellulare Medio che misura appunto il volume dei singoli globuli rossi: se è basso, inferiore ad 80 fL, abbiamo una situazione di microcitemia e il medico è in grado di capire quanto è grave e se si possa risolvere banalmente (di solito integrando del ferro) o se ci sia bisogno di qualcosa di molto più serio, ad esempio una trasfusione.

La microcitemia è strettamente correlata all’anemia mediterranea, di cui tra l’altro era il vecchio nome (in passato l’anemia mediterranea o beta talassemia era chiamata microcitemia perché non se ne conosceva il meccanismo di insorgenza) perché effettivamente i globuli rossi, in corso di anemia falciforme, sono più piccoli del normale dal punto di vista del volume.

Ma microcitemia non è sinonimo di anemia mediterranea, oggi: questo perché la macchina che fa le analisi del sangue misura il volume dei globuli rossi illuminandoli con un laser e calcolando lo spazio che viene occupato da ciascuno di essi. Questo significa che è in grado sì di calcolare il volume, ma non di dire la forma che questi globuli rossi hanno; possono essere rotondi come quelli normali, solo più piccoli, oppure possono essere a forma di falce, che sono quelli tipici dell’anemia mediterranea.

E per scoprirlo bisogna fare indagini ulteriori e c’è bisogno non di una macchina, ma di un occhio umano: ci verrà prelevata una goccia di sangue (è sufficiente) e verrà analizzata al microscopio, dove è immediato vedere se i globuli rossi sono di forma rotonda o sono a forma di falce.

Microcitemia: le cause e i sintomi

Perché i globuli rossi sono più piccoli del normale?

La risposta va ricercata in chi i globuli rossi li produce, un organo particolare che è il midollo osseo. Qui, da una cellula gigante, si creano tante piccole cellule che pian piano maturano, diventando alla fine globuli rossi. Le dimensioni di queste cellule “figlie” sono proporzionali alla quantità di emoglobina che si trova nel midollo osseo, e che dipende dalla vitamina B12 e dal ferro presente nel corpo. Visto che queste due componenti sono essenziali per formare l’emoglobina, se ne manca una i globuli rossi verranno prodotti di dimensioni minori, per cercare di mantenerne un numero adatto alle esigenze dell’organismo. Se non si riesce a sopperire in questo modo (microcitemia) si producono meno globuli rossi (anemia microcitica) e addirittura il corpo può produrre più piccoli e con meno emoglobina del normale (anemia microcitica e ipocromica) che è un grave problema perché è l’emoglobina a trasportare l’ossigeno in giro per l’organismo.

Nel caso dell’anemia mediterranea, la causa è un po’ diversa: qui il globulo rosso prodotto può essere più piccolo del normale ma può essere anche normale, come dimensioni; il problema è che quando si manifestano i sintomi scatenanti, di cui abbiamo parlato qui, i globuli rossi dalla forma circolare assumono la forma di falce, diventando quindi anche più piccoli e causando una microcitemia non dipendente dal midollo osseo, ma dal problema genetico che causa l’anemia falciforme. E’ per questo motivo che, come abbiamo detto prima, bisogna indagare con il microscopio per capire le cause della microcitemia e le analisi del sangue, da sole, non sono sufficienti.

Quali sono però i sintomi della microcitemia? Tendenzialmente, visto che i globuli rossi più piccoli trasportano meno ossigeno, tutto ciò che deriva dall’insufficiente ossigenazione dei tessuti. Naturalmente, possono essere poco gravi se la microcitemia è leggera (MCV = 75, ad esempio) e gravi se la microcitemia è grande, cioè se i globuli rossi sono molto piccoli. Alcuni tra questi possono essere:

  • Il pallore delle mucose, particolarmente visibile sulle labbra: visto che il colore rosso delle labbra è dato proprio dall’emoglobina, che colora di rosso il sangue, le labbra appariranno molto chiare se si soffre, anche lievemente, di questa situazione. Può essere però anche un sintomo transitorio dovuto al freddo, quindi non c’è da preoccuparsi troppo se si presenta da solo.
  • Le unghie fragili e i capelli che tendono a cadere: sono sintomi piuttosto comuni quando il problema si protrae per molto tempo, perché sono parti del corpo molto lente a crescere. Se il tessuto che crea l’unghia è nutrito costantemente poco, lavorerà meno e metterà meno sostanze nell’unghia, così che questa diventi poi alla lunga fragile. E’ un sintomo che indica come la situazione si protragga da diverse settimane.
  • Difficoltà respiratorie e poca resistenza agli sforzi: questo è il sintomo più comune legato all’assenza di ossigeno. I polmoni funzionano, ma se i muscoli non ricevono l’ossigeno abbiamo poca tolleranza allo sforzo e ci si stanca subito. Per lo stesso motivo sono comuni anche i mal di testa, che sono in pratica lo stesso sintomo ma che riguarda il cervello. E’ una delle situazioni in cui bisogna andare a farsi delle analisi.
  • Lentezza della crescita: senza ossigeno si interrompono, nei bambini e nei ragazzi, tutti i processi relativi alla crescita. E visto che, specie se affetti dall’anemia falciforme, i ragazzi sono sottoposti alla microcitemia, è importantissimo consultare un medico che possa dare una mano.
  • Milza ingrossata: quando le cose iniziano a farsi gravi, un’ecografia evidenzierà che la milza è più grande del normale, perché per la mancanza di ossigeno l’organo cerca costantemente di “spremersi” (essendo la riserva del sangue) per mandare più sangue nei vasi. Ma siccome di sangue non ce n’è, lo sforzo continuo la fa ingrossare (splenomegalia).
  • Addome ingrossato: l’ascite, che è il nome tecnico di questo sintomo, si verifica perché i liquidi non vengono trattenuti nel sangue (per un processo piuttosto complesso) ma escono all’esterno, accumulandosi in addome che appare gonfio, perché pieno di liquido. Un sintomo da non sottovalutare, perché le cause possono essere diverse ma indica sempre e comunque un problema grave (al sangue, al fegato o ai reni).
  • Problemi alle ossa: sono i problemi più gravi in assoluto nei ragazzi, a parte gli svenimenti (ma non dovremmo mai arrivare a questi livelli) perché significa non solo che il nutrimento manca, ma che manca da molto tempo se le ossa sono addirittura alterate.

Microcitemia: come si cura e terapie

La terapia per la microcitemia è sostanzialmente diversa se siamo di fronte a una situazione dovuta alla carenza di ferro o se siamo in una situazione di anemia mediterranea, perché il ferro deve essere assunto in grandi quantità nel primo caso, evitato invece nel secondo caso. E’ per questo che la distinzione è importantissima.

La terapia per la microcitemia non dipendente da anemia falciforme

Nel primo caso, infatti, si cerca di aumentare l’assorbimento di ferro o di vitamina B12, a seconda di qual è il problema. Le analisi del sangue sono in grado di stabilirlo, perché valutano direttamente il ferro presente all’interno del sangue e l’emoglobina all’interno dei globuli rossi, quindi è chiaro che se entrambe sono basse il problema è la mancanza di ferro, che può essere somministrato per via alimentare (pillole), magari insieme a sostanze che ne aiutano l’assorbimento, oppure per via ematica (con la flebo), per metterlo direttamente nel sangue.

In alcuni casi più gravi può essere presente un problema al midollo osseo, che non riesce ad usare il ferro comunque presente, e in questi casi le cose sono più complesse; più complesse ma la situazione è più rara- Tuttavia, solo un analisi del midollo prelevato e visto al microscopio saprà dire di più, a questo punto.

La terapia per la microcitemia in corso di anemia mediterranea

Quando invece si soffre di anemia mediterranea, e il problema è la forma a falce dei globuli rossi e non la carenza di ferro, le terapie sono quelle per l’anemia falciforme, ovvero le trasfusioni di sangue proveniente da pazienti non talassemici (quindi i cui globuli rossi abbiano la forma corretta) oppure, che è la terapia al momento più risolutiva anche se molto invasiva, il trapianto di midollo, che evita il problema alla radice perché il nuovo midollo non ha le alterazioni tipiche dell’anemia falciforme e il sangue che produce sarà normale, con i globuli rossi delle dimensioni normali.

La terapia, quindi, dipende essenzialmente dalle cause della situazione: fortunatamente i test per verificare se siamo affetti da anemia falciforme ci sono e sono di semplice reperibilità; addirittura, il problema nei bambini si può diagnosticare quando ancora la mamma è in gravidanza, ancora prima che nascano, così da poter impostare la terapia più adatta per garantire al bambino una vita, e soprattutto una crescita, quanto più possibile normale.

Come prevenire la microcitemia

Dal punto di vista delle persone normali, di chi non è medico, è quindi importante sapere se siamo affetti (per qualsiasi motivo) da questa condizione controllando il valore MCV nelle analisi del sangue: se ci controlliamo più di una volta all’anno e dovessimo notare che questo valore rimane basso, magari insieme ai sintomi lievi che abbiamo citato sopra, rivolgiamoci ad un medico e più specificamente ad un ematologo, il dottore che si occupa del sangue e delle sue problematiche, per capire qual è la causa ed effettuare la terapia corretta.

Perché la microcitemia non è un problema che sorge in un giorno, come si capisce anche leggendo i sintomi, ma se perdura per molto tempo può portare a problemi nei vari tessuti (soprattutto ossa, muscoli e cervello) che potrebbero essere anche irreparabili: di microcitemia si può arrivare addirittura a morire, anche se non è una situazione comune, per cui è importantissimo essere costantemente sotto controllo anche solo se abbiamo il sentore che il problema possa riguardarci.