Terapia chelante

Cos’è e in che modo può servire contro l’anemia mediterranea. Quali sono le controindicazioni

Sebbene in Italia la terapia chelante sia ancora oggi poco conosciuta e praticata, in America dal 1950, anno della sua scoperta, milioni di individui se ne servono per curare e prevenire mali di vario genere, dai disturbi cardiovascolari alla sclerosi multipla.

Ma in che modo la terapia chelante può riguardare me che ho l‘anemia mediterranea?
Questo è presto detto: paradossalmente chi soffre di anemia mediterranea grave, e quindi è obbligato a sostenere le trasfusioni, potrebbe ritrovarsi con valori di ferro libero nel corpo molto alti. Il ferro, come altri metalli quali piombo, cadmio o mercurio, quando è in eccesso produce radicali liberi e diventa un grosso pericolo per gli organi, cuore, fegato e milza in primis.

La terapia chelante serve a ridurre la quantità di metallo che si accumula nell’organismo. Lo fa mediante un agente chelante chiamato EDTA, acido-etilen-diamino-tetracetico, che si lega con il ferro in circolo nel sangue. L’azione dell’EDTA prende il nome di chelazione e termina con la rimozione delle tossine tramite urina.
Fra i pazienti affetti da beta talassemia, la somministrazione della terapia chelante è un metodo per prolungare le aspettative di vita ed evitare tutte le controindicazioni che conseguono un’intossicazione da ferro.

La medicina ufficiale, almeno per quanto concerne il nostro paese, è ancora scettica sull’utilizzo dell’EDTA nella prevenzione alle malattie cardiovascolari.
Studi che all’estero hanno riscosso discreti riconoscimenti, lasciano ipotizzare che l’azione antiossidante dell’EDTA possa ripulire le arterie e prevenire l’aterosclerosi. Secondo alcune teorie, la terapia chelante può in alcune circostanze arrivare a sostituire un bypass.

terapia chelante

Le opinioni in merito a questi utilizzi sono in Italia altamente contrastanti. Per questo motivo, qualora soffriste di anemia mediterranea e decideste di fare qualche ricerca su questo trattamento, potreste imbattervi in articoli o saggi molto critici e polemici.
Nella maggior parte di questi casi si fa riferimento agli usi impropri che alcuni tendono a fare della terapia chelante.
Chi si sottopone a continue trasfusioni, al contrario, necessita della terapia chelante e sarà lo stesso medico a indirizzarvi presso i centri più adatti.

Prepararsi alla seduta

La somministrazione dell’EDTA avviene per via endovenosa tramite flebo. Durante la seduta, la cui durata è variabile, il paziente potrà alzarsi e muoversi, purché mantenga il braccio dove è inserito l’ago della flebo, quanto più fermo possibile. Si consiglia di non fumare.
Un esame differenziale delle urine sarà prescritto prima della seduta di terapia chelante e, molto spesso, anche dopo. Ciò si rende necessario al fine di comprendere le variazioni dei metalli nell’organismo: se è vero che l’EDTA chela il ferro in eccesso, è altrettanto vero che potrebbe “rastrellare” anche altre sostanze utili. Pertanto, è molto probabile che l’urina analizzata prima della terapia presenti una quantità di metalli inferiore al campione osservato dopo (carico delle sostanze chelate).
La principale controindicazione delle terapia chelante, che tuttavia può essere aggirata programmando meticolosamente le sedute in un centro altamente specializzato, è proprio quella di non aver pieno controllo degli elementi chelati dall’EDTA. Un’altra controindicazione interessa i nostri poveri reni, sottoposti ad un lavoro più complicato del solito.